Care amiche ed amici lettori, avrete sicuramente seguito la puntata di ieri del famoso programma televisivo di inchiesta giornalistica di Rai 3, "Report" che nella puntata di ieri, oltre ad aver esaminato le carenze organiche e strutturali della "miracolosa" sanità in Lombardia, ha passato al vaglio la sanità calabrese. Il programma condotto da Sigfrido Ranucci, degno successore della tanto apprezzata giornalista Milena Gabanelli, ha portato sotto la lente di ingrandimento dei cittadini, proprio la sanità nazionale in un momento particolarmente drammatico come quello che stiamo vivendo, anche a causa del famigerato Covid-19. Analizzando le falle del sistema lombardo che hanno portato alla rapidissima diffusione del contagio ed alla chiusura di alcuni comuni come Codogno, Vo euganeo ed altri comuni, è emerso che le strutture sanitarie lombarde benché avvertite del rischio epidemico/pandemico del covid-19 hanno gestito diversi pazienti probabilmente affetti da Covid-19, senza alcuna precauzione, cagionando così l'infezione di medici, infermieri e pazienti, ma anche di persone che erano andate a trovare i degenti o che avevano accompagnato persone per altri motivi in pronto soccorso, da li, una estensione così rapida e ad un elevato numero di soggetti, tanto da portare il premier Conte a sottoporre l'intera penisola all'isolamento domiciliare. Il servizio pubblico della Rai si è occupata anche della sanità in Campania, del problema della tutela dei medici del 118 e delle conseguenti carenze di dispositivi di protezione individuali (guanti,mascherine) talvolta anche inidonee alla protezione dal rischio biologico. Nulla di nuovo direbbe qualcuno poiché è risaputo che le strutture sanitarie, specie al sud, sono carenti in strutture, personale e mezzi e che stanno affrontando la tempesta perfetta, in costume da bagno. Tra le cose esaminate dunque, non è sfuggita certo la sanità calabrese. Premesso che la sanità calabrese ha un vuoto cosmico di oltre 1 miliardo di euro (Corte dei Conti), per vuoto cosmico intendiamo una voragine di debito tale da impiegare il 75% degli introiti della Regione Calabria nel sistema sanitario, ma come ben capirete, non per ampliare, fortificare, potenziare le strutture sanitarie, ma per ripianare i debiti delle gestioni precedenti, gestioni politiche e clientelari delle varie "Asp Fallite" come diceva qualche mese fa l'ex Ministro della Salute Giulia Grillo, fallite perché tutte le Asp avevano bilanci in rosso e nonostante l'impiego di risorse economiche della regione, i bilanci complessivo di tutte le Asp segnava comunque un rosso di oltre 100.000.000 (cento milioni). Le strutture sono carenti e la politica, impossessata del servizio sanitario, ha continuato a gestire tramite i direttori delle Asp gli ospedali calabresi, potenziando,ampliando, assumendo? Nulla di tutto questo, noto è il gioco degli ospedali c.d. fantasma, gigantesche strutture in luoghi dispersi della Calabria tenute in piedi dal personale che fa la spola tra un ospedale ed un altro, oppure ospedali vuoti, scatole vuote ove per tenerli aperti la politica si è adoperata trasferendo alcuni interventi chirurgici da presidi ospedalieri come l'ospedale Annunziata di Cosenza ad altre strutture, così, per fare numero, ponendo a rischio la salute degli utenti, poiché queste strutture fantasma rispetto alle strutture principali sono prive di Unità Operative di Rianimazione. La politica ed i cittadini hanno preferito avere strutture (di fatto) inesistenti a due passi da casa, piuttosto che fare qualche chilometro in più in una struttura più grande dotata di personale e mezzi. Parlo di politica, perché la politica negli anni ha piazzato di tutto, dai direttori generali ai medici, agli infermieri agli oss, alle ditte di pulizia, tutto nel pieno rispetto della legge per carità, ma tutte queste persone votano, qualcuno direbbe una volta avuto il posto voteranno sempre lo stesso politico, niente di più sbagliato e questo la politica lo sa bene, per questo sono tenute in piedi strutture inesistenti, perché altrimenti i votanti con il camice che dovrebbero fare diversi chilometri per lavorare potrebbero "votarsi" e cambiare sponda e non conviene. La politica calabrese, regionale e delle varie province, negli anni non si è battuta per avere strutture efficienti e dotate di personale e mezzi, si è adoperata per tenere aperte strutture vuote, così, nonostante vi fosse il costo per mantenere queste strutture, la gente, vista la scarsa risposta qualitativa oltre che quantitativa del sistema sanitario regionale, andava e va tutt'ora a curarsi negli ospedali del nord, cagionando il doppio costo per la Regione che deve mantenere economicamente le strutture sanitarie qui in regione e pagare alla Lombardia, le prestazioni sanitarie dei calabresi. Molta polvere è stata nascosta sotto il tappeto del Sistema Sanitario Regionale dalla politica, il servizio pubblico della Rai ha solo avuto il compito di sollevarlo quel tappeto e il polverone non è piaciuto alla politica, locale e non. Tornando in casa nostra, il commissario ad interim della Provincia di Cosenza Dott. Zuccatelli, a precisa domanda della giornalista Adele Grossi circa gli ospedali della provincia individuati come centri Covid-19 ha risposto: ho individuato i presidi ospedalieri di Paola e Cetraro. Una risposta secca e decisa del commissario che ha destato non meno di qualche sospetto, poiché asserire che Paola e Cetraro fossero i centri di riferimento per gli oltre 150 comuni dei probabili pazienti Covid-19, senza potenziamento delle strutture, senza potenziamento del personale e dei mezzi a loro disposizione ha portato ad una totale confusione nella gestione del problema. Mi spiego meglio, secondo le dichiarazioni di Zuccatelli, un paziente ad esempio di Amantea, che contatta il 118 poiché in preda ad alcuni sintomi del virus, il presidio ospedaliero a cui rivolgere la richiesta d'aiuto dovrebbe essere Paola, che non ha (di fatto) mai avuto una tenda pre-triage, poiché il periodo che è rimasta montata è rimasta inutilizzata per carenza di personale e quando sembrava esser divenuta operativa il maltempo l'ha spazzata via. Dunque che fine fa questo paziente potenzialmente affetto da covid-19, transita in Pronto Soccorso con rischio di contagio per degenti e personale sanitario o viene dirottato verso altre strutture ospedaliere? Qualcuno ha parlato di servizi tendenziosi, ed incompleti, ma nessuno della politica e dell'informazione locale si è occupato di smentire, con opere concrete il disperato bisogno di D.P.I. (Dispositivi di Protezione Individuali) che nei giorni scorsi è stato lanciato dal direttore del reparto di oncologia Filippelli e dai medici di base. I sanitari calabresi stanno combattendo la tempesta in costume da bagno restando contagiati ed una volta contagiati, diventano loro stessi vettori del virus. La politica anziché offendersi o sentirsi attaccata per responsabilità che se non sono proprie, sono di colleghi di partito o recenti predecessori, dovrebbe attivarsi per evitare queste falle, piuttosto che continuare a replicare il mantra "restate a casa", "ci sono ancora tanti furbetti", "mettiamo i droni" o altre balle simili, perché sono molteplici le foto dei comuni totalmente deserti, dovrebbero attivarsi per far si che, le strutture sanitarie, non siano esse stesse dei vettori del virus, dovrebbero assicurare a tutto il personale sanitario, ospedaliero e non, di dispositivi per tutelare la salute dei cittadini che sono chiamati a soccorrere. Per strada ci sono solo le persone che hanno necessità di muoversi e talvolta per qualche like in più, vengono inclusi nei soggetti che non hanno motivo per stare per strada. E Dulcis in fundo, la carenza di posti letto in terapia intensiva all'Ospedale di Paola, un punto che la politica locale, in più occasioni, ha ribadito la vittoria delle istituzioni per aver ottenuto un non precisato numero di posti di terapia intensiva. Chi ha detto quattro posti letto, chi ha detto due piani dell'intero ospedale adibiti a terapia intensiva, chi ha detto che la terapia intensiva si farà. Ovviamente nessuno di questi ha ascoltato con attenzione le parole della giornalista Adele Grossi, la quale ha precisato che: "ad oggi Paola non ha posti letto in terapia intensiva e sembra anche che non abbia i requisiti minimi per attrezzarli" citando e mostrando un documento, che per ora non è stato reso pubblico dal comune, nel quale si evince (nel pezzo evidenziato dalla giornalista), che un tecnico, tal ing. Antonio Capristo avrebbe rilevato "l'insussistenza, nell'aria considerata, le condizioni per programmare la realizzazione della richiamata unità, neanche in condizioni minime...". Gli amministratori locali conoscono bene l'ingenere Capristo poiché si era già recato presso il presidio ospedaliero di Paola in un altra occasione la scorsa estate, per poi certificare l'inadeguatezza normativa del gruppo elettrogeno che era stato messo a disposizione del nosocomio cittadino dalla politica locale a causa di un grave blackout. Altro elemento che pone qualche dubbio sulla vicenda è il diverbio che sarebbe scoppiato tra i tecnici dell'Asp e il Sindaco di Paola, tali da costringere quest'ultimo a restare ricoverato in ospedale a causa di un conseguente malore. Qual'è stata la causa del diverbio? La probabile carenza strutturale del nosocomio che impediva l'attivazione della terapia intensiva? Successivamente messa nero su bianco dallo stesso ing. Asp Capristo nella relazione mostrata da Report? Report, certo si è occupato degli ospedali, ma a smentire i servizi di ieri sera non sono state le autorità Sanitarie di ASP o Servizio Sanitario Regionale, direttamente chiamate in causa, ma sono state le fonti vicine all' amministrazione comunale e qualcuno che è salito "ai piani superiori" della politica locale, i quali fanno sapere che tutto procede secondo i piani, trasformando l'esigenza di trasparenza ai cittadini che l'informazione prova a dare in lotta personale o attacchi politici. Le stesse fonti asseriscono che l'Ospedale di Paola presto (non si sa ancora quando) avrà i suoi posti di terapia intensiva (non si sa ancora quanti) dopo i lavori al III e al V piano del nosocomio. Ora mi chiedo e vi chiedo, inizialmente dovevano essere 4 i posti di terapia intensiva, ora si parla di 6 milioni di euro di investimenti da parte dell' Asp in due piani dell'Ospedale di Paola, cosa è cambiato? Lavori per 6 milioni di euro che dovrebbero chiudersi in qualche settimana? Al momento Report ha ragione e non è stata smentita nei fatti, Paola non aveva la struttura adeguata e non ha, ad oggi, alcun posto di terapia intensiva, arriveranno certo, speriamo che arrivino quando serviranno ancora e che non sia mascherata dietro questo "mastodontico" reparto un'altra lotta politico-sanitaria tra i nosocomi di Paola e Cetraro, l'ennesima. Il servizio "incriminato" qui sotto. La politica dunque storce il naso, ma deve dare risposte concrete a chi combatte in prima linea questo nemico invisibile, i dispositivi di protezione individuale a tutto il personale sanitario nei nosocomi, ma anche ai medici di base ed ai loro collaboratori, che da qualche settimana lamentano la cecità delle amministrazioni sanitarie e locali, rimettendoci di tasca per evitare di contagiare i propri pazienti o esporsi al contagio. La gente continua a restare a casa, ma queste gravi falle devono essere otturate in via definitiva, nasconderle o svuotare la barca con i secchi non servirà a farla affondare. Per P.C.I. Gianluca Sarpa
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p.C.I.è nato tutto dal desiderio di informazione libera che, nel nostro comune manca da anni, la strumentalizzazione politica dell'informazione ha portato a conseguenze inimmaginabili, ora vogliamo mettere tutti i giorni, atto dopo atto, sotto la lente d'ingrandimento l'operato dell'esecutivo, perché reputiamo che un cittadino informato sia un cittadino consapevole e chi è consapevole non può commettere errori, se non quelli in buona fede. Archivi
Aprile 2024
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