Finalmente dopo anni di silenzi, probabilmente voluti dalle alte sfere del Comando Generale, l'Arma decide di salvare la faccia piuttosto che salvare uno di loro.
Stefano Cucchi geometra romano, arrestato per spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti, reato per cui sarebbe stato perseguito dalla giustizia, quella dei tribunali, dei giudici e degli avvocati, è invece morto nel reparto carcerario dell'Ospedale "Sandro Pertini" di Roma a seguito delle lesioni procurate nella colluttazione (secondo la difesa) con almeno tre carabinieri. A parlare è stato il carabiniere Francesco Tedesco il quale racconta ai giudici che durante l'arresto di Cucchi, due colleghi prima lo presero a schiaffi e poi a calci, raccontava che cercò di fermarli, ma il "danno" ormai era fatto, mise a verbale in una nota di servizio l'accaduto, ma di quella nota non vi fu più traccia. La domanda che ci si pone è una, perchè parlare solo ora? La risposta probabilmente è solo una, ora è stato autorizzato a parlare, la lunga battaglia della sorella Ilaria Cucchi ha dato i suoi frutti, "il muro è stato abbattuto", ma non si poteva negare l'evidenza di un corpo di 37 kg martoriato fin dentro l'anima, Stefano aveva sbagliato, ma chi indossa una divisa agisce in nome e per conto dello Stato, in nome e per conto di tutti noi, ed io non autorizzo nessun carabiniere, poliziotto o finanziere ad agire così in nome anche mio. Chi rappresenta lo Stato, difende la legge e la costituzione, ogni rappresentante dello Stato giura fedeltà allo Stato e l'adempimento dei propri doveri con disciplina ed onore. Poliziotto o Carabiniere ecc. portano dietro un'arma, esattamente come il delinquente, ma ciò che li distingue è, e sarà sempre la legge, e quando si varca quel confine quel confine nessuno riconoscerà più la differenza. Del caso Cucchi, come quello del caso Uva o Aldrovandi dovrebbero restare scolpite nella roccia le esemplari sentenze, è giusto che lo Stato condanni se stesso quando sbaglia, che chieda scusa, ma che soprattutto impedisca che tali situazioni si ripetano. Stefano Cucchi è stato visto a vario titolo da un centinaio di persone dal suo arresto fino alla sua scomparsa, dal giudice al pm per l'udienza di convalida, ai carabinieri delle tre stazioni in cui Stefano è stato in quella notte, ai secondini del tribunale prima e del carcere dopo, dai medici degli ospedali in cui Stefano è stato. La macchina della giustizia con Stefano non solo non ha funzionato, ma lo ha distrutto nei suoi ingranaggi, a Stefano è Stato negato il diritto alla difesa, (non gli è stato contattato l'avvocato di fiducia) è Stato negato il diritto alla salute (all'integrità fisica), è Stato negato il diritto di poter vedere i propri genitori (mentre stava morendo), a Stefano è Stato negato il diritto alla vita e non è accettabile in uno Stato civile. Sembra che le coscienze si siano scosse, ma chi ha sbagliato non solo non è in carcere ma indossa ancora quella divisa, speriamo di arrivare presto alla conclusione di questa orrenda vicenda e di consegnare ai familiari di Stefano tutta la verità e alla giustizia i colpevoli. Per P.C.I. Dott. Gianluca Sarpa
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Aprile 2024
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